curiosità stroriche padovane  1°

MAPPE STORICHE DI PADOVA
PADOVA CIRCONDATA DALLE MURAGLIE VECCHIE

Da: ANGELO PORTENARI, Della Felicità di Padova. Libri Nove. Nelle quali, mentre con nuovo ordine historico si prova ritrovarsi nella città di Padova le condizioni alla felicità civile pertinenti, si raccontano gli antichi e moderni pregi & onori. Et in particolare si commemorano li cittadini Suoi illustri per Santità, Prelature, Lettere, Arme e Magistrati, Padova, Pietro Paolo Tozzi, 1632, p. 88

Dis. Vincenzo Dotto. Ed. Pietro Paolo Tozzi 
Incisione a bulino su rame, mm. 510 x 360 
Data: 1623

L'incisione è ricavata da un disegno eseguito dal Dotto e conservato presso la biblioteca comunale di Padova. Per questo disegno il Dotto si è servito della cartografia precedente e particolarmente delle opere del Maggi, dello Squarcione, del Valegio e del Marcucci. Si tratta di un'opera singolarmente importante perché ricostruisce nel massimo della loro estensione le mura medioevali di Padova prima della costruzione della nuova cinta fortificatoria cinquecentesca. Oggi di queste mura restano soltanto brevi tratti che si riferiscono al nucleo più antico, quello centrale, corrispondente in parte all'estensione della Padova romana. Di altri tratti si è persa invece la traccia, o perché inglobati nelle nuova cinta difensiva o perché resi inutili dallo sviluppo urbano della città. È una pianta esemplare non soltanto per la verifica Storica che vi è realizzata, ma anche per la sua chiarezza grafica. Vincenzo Dotto (Padova 1572-1629) è ben altrimenti noto come architetto essendo una figura fondamentale per il primo Seicento padovano. Evidentemente questa esperienza architettonica lo agevola nella preparazione delle tavole per l'edizione del Portenari che si segnalano tra l'altro proprio per l'equilibrio spaziale e l'eleganza della composizione. Non altrettanto si potrebbe forse dire per i particolari dei monumenti, resi in modo molto generico e quasi parodiati, come appaiono nelle altre guide dell' epoca. Ma evidentemente la loro immagine era diventata una cifra convenzionale che non distoglieva l'attenzione dell'autore e non doveva distrarre quella del lettore, dalla descrizione delle mura per le quali la carta veniva redatta


 

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